Abbigliamento tropicale

L’abbigliamento tropicale italiano del Regio Esercito può essere suddiviso in vari settori.

L’abbigliamento protettivo, quello destinato per la grande uniforme, l’abbigliamento per l’uniforme ordinaria e quello dell’uniforme di marcia. Il panno e la tela kaki ebbero gran parte in questi indumenti, ma in effetti, molto spesso l’abbigliamento continentale seguitò ad essere portato pure in colonia, e larga parte ebbe pure il tessuto bianco.

Per quanto riguarda la grande uniforme invernale per gli ufficiali, essa conservava, a partire dal 1934 la forma di quella continentale. I pantaloni erano portati senza bande e l’equipaggiamento, compresi gli stivali ebbe una dominanza rossiccia. I gradi erano portati alle manopole. La grande uniforme estiva era quella bianca, corredata spesso dal casco coloniale e da tutti quegli accessori.


grande uniforme estiva

 

L’uniforme di marcia era costituita dalla versione kaki, in tutto identica a quella continentale, con bavero aperto, due tasche ai fianchi e due al petto, ma gli ufficiali adoperarono più frequentemente la sahariana con mostreggiature convenzionali applicate al colletto. I gradi erano portati dagli ufficiali sulle controspalline, che erano di panno nero con bordature e recavano il fregio ricamato del corpo di appartenenza.

                                               giacca coloniale

giacca modello sahariana                                                                    giacca coloniale Regio Esercito da ufficiale

 

La truppa aveva la giubba in tela kaki, di fattura identica a quella convenzionale, con pantaloni lunghi, infilati in stivaletti a gambaletto intero (per la campagna d’Etiopia), e con fasce mollettiere grigio verdi e scarponcini nel periodo della seconda guerra mondiale. Le mostreggiature ed i gradi per i sottufficiali di truppa seguirono l’evoluzione di quelli in madrepatria.  Poteva essere adoperata la bustina o il casco coloniale come copricapo. Nella seconda guerra mondiale, oltre alla bustina e al casco coloniale, fu adoperato l’elmetto Mod. 1933 generalmente di tinta verde, ma spesso dipinto o sporcato con vernice giallastra. La buffetteria era pressoché la stessa di quella coloniale, salvo rare eccezioni in cui si poteva avere ad esempio una borraccia da due litri, o accessori realizzati in canapa anziché in cuoio marrone o grigio verde o giallo. Spesso anziché i pantaloni lunghi o quelli corti alla cavallerizza, venivano adoperati pantaloncini che arrivavano a mezza coscia ed erano realizzati in tela coloniale kaki, portati in maniche di camicia e con sandali tropicali, sandali che tra l’altro vennero affiancati nel 1942 da scarpe da riposo ideate appositamente per le truppe in Africa Settentrionale.

Riferendoci ora al regolamento del 1934 applicato alle uniformi degli ufficiali dei Regi Corpi T. C., va’ ricordato che sulla giubba kaki, non veniva applicato il bavero di panno o di velluto, e la giubba conservava la foggia della nuova uniforme grigio verde con bavero aperto. Il bavero kaki non portava filettature, ma eventualmente i distintivi di arma e corpo previsti dal regolamento. Sui pantaloni kaki, sia lunghi che corti non venivano applicate le bande. L’uniforme bianca era di foggia identica a quella prescritta in Italia con l’aggiunta del pantalone corto. L’uniforme kaki per gli ufficiali era identica a quella degli ufficiali del Regio Esercito, ad eccezione dei distintivi di grado, sia per il berretto che per la giubba, i quali, come i bottoni dovevano essere in argento anziché in oro. Per quanto riguarda l’uniforme kaki dei sottufficiali dei Regi Corpi T. C., i fregi, i bottoni metallici, i distintivi di grado, di carica, di ferita, erano dorati per tutte le armi, corpi e servizi, esclusi i Carabinieri Reali che li avevano d’argento.

Il berretto era della stessa foggia di quello degli ufficiali, con visiera e soggolo di cuoio marrone scuro, con distintivi d’oro e d’argento secondo i casi descritti. La giubba era identica nella foggia a quella prescritta in Italia per l’uniforme grigioverde, tranne il bavero che era di stoffa kaki e delle controspalline che rimanevano immutate.

L’uniforme bianca era composta da un berretto identico a quello kaki, con visiera e soggolo di cuoio nero lucido, con stessi gradi e distintivi. La giubba era stessa foggia di quelle in uso in Italia, ma con le controspalline per le colonie. I pantaloni erano lunghi senza risvolto.

Interessante, nel periodo della seconda guerra mondiale, l’uso dei bottoni di frutto sulle uniformi di marcia e su quelle ordinarie. Le su citate uniformi, seguirono le evoluzioni di quelle grigioverdi in Italia.

I capi di abbigliamento tropicale potevano essere ad esempio la camicia di tela coloniale, il camiciotto sahariano, realizzato in tela candida ed in tela coloniale, pantaloni corti sia in tela candida che in tela coloniale, pantaloncini corti dello stesso materiale. Per quanto riguarda l’abbigliamento protettivo c’era la mantellina di panno coloniale ed il cappotto dello stesso panno. Per i coloniali furono realizzati camiciotto e pantaloni lunghi in tela olonetta. Tra il 1934 ed il 1939 venne potenziata la realizzazione di questo abbigliamento destinato oltremare e le classificazioni di ogni singolo oggetto furono quanto mai precise, secondo la destinazione, infatti fu classificato, l’abbigliamento per l’A.O.I. alto e bassopiano, Africa Settentrionale, eccetera.