Il Regio Esercito e la sua storia

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Il 4 maggio 1861, con Decreto del Ministro Fanti, l’Armata Sarda, che aveva incorporato molti eserciti pre-unitari, prendeva la denominazione di Esercito Italiano. I primi anni di vita non furono facili, poiché furono scanditi da una lunga e dura lotta al brigantaggio e dalla sfortunata conclusione della Terza Guerra d’Indipendenza, pur costellata di gloriose battaglie (1886 furono i caduti). Il 20 settembre 1870, portando a termine gli ideali unitari, il IV Corpo d’Armata agli ordini del Generale Raffaele Cadorna occupò Roma, ridando all’Italia la sua naturale Capitale.

Smobilitato il grosso dei reggimenti di fanteria e cavalleria, disciolti i reparti “Arditi”, l’Esercito affronta il dopoguerra ridimensionando la sua struttura per tempi e compiti di pace.

Nel 1922 ebbero inizio le operazioni in Libia per la riconquista dei territori che, nel corso della guerra mondiale, erano stati occupati dagli arabi ribelli.

Furono anni di studio e di sviluppo di nuove strategie di combattimento. L’arrivo del carro armato sui campi di battaglia nell’ultimo scorcio della Grande Guerra, diede l’avvio alla costituzione di unità corazzate.
Nel 1927 si rende autonoma l’Aeronautica che lascia l’Esercito presso la quale era nata per divenire la terza Forza Armata.
Il progresso tecnologico e la spinta di pochi intrepidi dettero invece lo spunto per la costituzione delle prime unità di paracadutisti.
Appena terminate tali operazioni, definite “cicli di polizia coloniale”, nel 1935 l’Esercito fu impegnato di nuovo nel conflitto con l’Etiopia, dove il 3 ottobre le prime truppe varcarono il Mareb.

L’occupazione di Addis Abeba da parte delle truppe del Regio Esercito (5 maggio 1936) concluse le operazioni.
Dopo altri sei mesi, militari italiani, volontari, sbarcarono in Spagna e, inquadrati nel contingente denominato Corpo Truppe Volontarie (C.T.V), per 28 mesi combatterono al fianco dell’esercito franchista.
Nell’aprile del 1939, in seguito all’annessione dell’Albania, l’Esercito presidiò le più importanti città di quel Paese. Il 10 giugno 1940 ebbero inizio le operazioni della 2a G. M., che proseguirono sui fronti più disparati per latitudine e caratteristiche.
Dalla Fronte Francese, all’Albania, la Jugoslavia, la Grecia, Africa Settentrionale ed Orientale, fino in Russia i nostri soldati, del Regio Esercito, si troveranno a combattere una guerra di aggressione contro avversari determinati e ben equipaggiati.
In Africa Orientale, dopo le iniziali operazioni di frontiera e la conquista del Somaliland, le truppe italiane, senza contatti logistici con la madrepatria persero l’iniziativa concludendo, con l’onore delle armi, sull’Amba Alagi la resistenza alle truppe britanniche.
Nel perimetro difensivo di Gondar la resistenza si protrasse per ancora qualche mese, animata dalla volontà del Generale Nasi.
In Africa Settentrionale, il conflitto assunse un moto pendolare e, dopo le gloriose e sfortunate pagine dell’ottobre 1942 ad El Alamein, le unità ripiegarono fino in Tunisia dove furono costrette alla resa nel maggio 1943. In Balcania, l’offensiva italiana partì nell’ottobre 1940. Dopo duri scontri ed alterne vicende, le operazioni si conclusero in Epiro e, quasi contemporaneamente, in Jugoslavia, dove si era aperto un altro fronte.
In Russia, l’offensiva partì a fianco dell’alleato tedesco; dolorosissima fu la sconfitta finale sul Don (inverno 1942-1943) ed epica la ritirata, durante la quale circa 80.000 italiani, tra caduti e prigionieri, scomparvero.

Terminate le operazioni sui fronti esteri, il teatro di guerra, con l’invasione della Sicilia, si spostò sul territorio italiano.
Costretto all’armistizio, l’Esercito l’8 settembre subiva una grande sconfitta.

Sconfitti, ma non domi, già nell’ottobre 1943 i militari italiani ed i reparti sopravvissuti confluivano nel 1° Raggruppamento Motorizzato e nelle Unità ausiliarie. Monte Lungo (dicembre 1943) e Monte Marrone (aprile 1944) furono le tappe della riscossa.
Successivamente, dal 1° Raggruppamento nasceva il Corpo Italiano di Liberazione (aprile – ottobre 1944) e nel dicembre del 1944 furono formati cinque gruppi di Combattimento, che risalirono l’Italia con gli alleati fino a Milano e Venezia.
L’Italia contribuì anche alla lotta contro i Tedeschi all’estero, in particolare in Balcania (1943-1944), dove si distinsero le divisioni partigiane “Garibaldi” e “Italia”, costituite con i Reparti ed i superstiti sfuggiti alla deportazione tedesca.

Il tributo di sacrificio e di sangue della 2a G. M. si può così riassumere: 161.729 caduti e dispersi sui vari fronti fino alla fine delle ostilità fino all’8 settembre 1943; 18.655 perdite in Italia e 54.622 perdite sui fronti esteri nel periodo settembre – ottobre 1943 per le reazioni ai Tedeschi; circa 12.000 caduti tra militari inquadrati nelle unità regolari e nelle bande partigiane durante la Guerra di Liberazione; infine, circa 60.000 internati militari morti nei campi di concentramento. Cifre elevate e non definitive.

Fonte: Sito ufficiale dell’Esercito Italiano –  www.esercito.difesa.iIn alto la bandiera del Regio Esercito

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